La
Papessa è un intrigo di segni meravigliosamente disegnati per creare
ombre, veli e coperture. Per questo richiede almeno una piccola
indagine, e pare, abbia pure una storia nascosta, per certi versi
pericolosa.
La tradizione popolare vuole che una donna abbia occupato il seggio di San Pietro per qualche anno con il nome di Giovanni VIII.
Così
scrive lo storico dei Tarocchi G. Van Rijnkerk nel suo libro I
Tarocchi, Storia, Iconografia, Esoterismo.
E molti
sono i testi che trattano di questa donna che “camuffa”, o in
qualche misura è costretta a camuffare
la propria identità
femminile
per assumerne un'altra,
dotata di potere e prestigio.
Tuttavia
la vicenda sembra non “avere alcuna base negli avvenimenti storici
reali”. I domenicani che per primi ne fecero parola, non avrebbero
raccontato che una favola e nulla di più.
Eppure
“[...] la tradizione sulla Papessa è stata tenace e di lunga
durata, tanto che è stata necessaria l'opera di molti studiosi
(seguono i nomi, n.d.r.) per sminuirla. L'altra osservazione molto
importante da fare è che la Chiesa ha, durante i secoli, lasciato
tranquillamente diffondere e continuare ad arricchire la leggenda
della Papessa, senza preoccuparsi minimamente (G. Van Rijnkerk, I
Tarocchi, Storia, Iconografia, Esoterismo, L'Airone, 2009)
Quindi
dalla storia, con la “S” maiuscola, nessuna verità: la Chiesa se
ne disinteressa fino a quando se ne sentirà screditata.
Per
quanto riguarda lo studio dei Tarocchi la favola in questione ci
aiuta invece a sviscerare il significato del personaggio. Essa assume
un valore interpretativo riguardo al ruolo rispetto al quale ci
sentiamo rappresentati. È dunque al senso profondo di questa
“favola” a cui possiamo guardare, per istruirci sull'arcano. In
sostanza le fiabe
[...] ci permettono di dire attraverso delle storie fantastiche, inventate e allegoriche qualcosa che altrimenti non riusciremmo a raccontare (M. Gancitano, Malefica, Arte di Essere Edizioni, 2015).
Continua
l'autrice del libro Malefica. Trasformare la rabbia femminile:
I nostri movimenti interiori e i cambiamenti sociali, il dolore, la sofferenza, i conflitti, i limiti individuali diventano – grazie alle fiabe – delle condizioni che si riescono a esprimere attraverso il linguaggio, dunque comprensibili e accettabili. Esistono, finalmente. (Ibid)
Se
dunque raccontassimo per bene la favola di questo arcano, non come se
fosse soltanto storia, e storia non è, allora, cosa vi leggeremmo?
Vi
leggeremmo un contenuto psicologico, di vita reale, che molto
probabilmente ha a che fare con una lunga storia di omissioni, di
“racconti (di sé) non riusciti”, e per i quali la propria
identità è costretta a celarsi, con tutti i patimenti che
conseguono ad una perdita dell'innocenza, di uno stato verginale di
sé.
Buona
parte della sfera emotiva viene ad essere tolta, coperta o velata.
Addirittura sacrificata. È come se la fiaba della propria vita, e
così “i nostri movimenti interiori”, non venissero proiettati al
di fuori di quella veste e del libro fatto di memorie, di cuciture
ermetiche.
Tra
tutti gli arcani la papessa è indice di un ruolo molto forte,
difficile da superare.
Ella
(e dunque noi) resiste nella sua intima risonanza con una parola
silenziosa, quella parola che è luce solo se portata al
mondo di cui altri assieme ad essa beneficeranno. È proprio
questo altro a mancare: da una parte il proprio corpo vissuto,
veicolo nel mondo; dall'altra, l'amorevole mano di un essere posto al
di fuori delle proiezioni interne di cui vive questo secondo arcano
(Il libro è per l'appunto una sorta di compendio dell'universo
interiore della Papessa). Possiamo notare che agli antipodi della
Papessa troviamo non a caso la franca nudità, carnosa e vitale de LE
TOILLE XVII. Capace senza indugi di riversare tutte quante le proprie
energie, i flussi carichi di tensione e creatività
La
Papessa congela dunque la propria grande risorsa: la “parola
silenziosa”. Con quest'ultima intendiamo l'essenza
unica che si cela dietro la persona,
ossia l'unicità, ciò che fa essere un uomo un uomo singolare, e una
donna una donna singolare.
Oppure Jodorowsky sintetizza questa
unicità come “quel testimone immacolato che ci portiamo dentro,
a volte senza saperlo, e che rappresenta per ciascuno di noi una
miniera di purificazione e di fiducia, una foresta vergine ancora da
sfruttare, fonte di potenzialità” (Jodorowsky, La via dei
Tarocchi, 2012)
Tuttavia
essa è priva dei mezzi dell'espressione. Ma la realtà farà di
tutto per estrarre questo dono senza che vi sia bisogno di
nasconderlo sino a soffocarlo.
Ecco
il senso trasformato di una parte truce della non–storia, favola o
leggenda di questa donna creatrice; la quale per ben “due anni,
quattro mesi, cinque giorni” resistette nella figura di Giovanni
VIII. Resistette fino al punto di esplodere.
“La
Papessa sarebbe stata resa incinta da un suo servo e, ignorando
l'epoca in cui sarebbe avvenuto il parto, avrebbe partorito in pieno
giorno, durante una processione, sulla pubblica via, a Roma, fra la
chiesa di San Clemente e palazzo Laterano. Il popolo furioso, o il
clero che la circondava, l'avrebbe uccisa immediatamente assieme al
bambino e avrebbe seppellito entrambi sul luogo del parto. Nel posto
in cui ella sarebbe caduta da cavallo in preda alle doglie, e dove
sarebbe stata uccisa, i romani avrebbero posto una statua con
un'iscrizione riportata differentemente:
- Pietro, padre dei padri, sia benevolo verso il parto della Papessa.
- Padre dei Padri, sii benevolo verso la papessa nei suoi parti.
- Il Papa, padre dei padri, essendo papessa, ha messo al mondo un piccolo papa.
Fine
della storia. Tuttavia un altro Arcano, LE PAPE V appunto, nasce da
questo archetipo appena descritto. Del resto, come recita una canzone
di Giorgio Gaber, «anche lui stranamente, come tutti era nato da un
ventre. Ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa”.
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