Ma
per favore … Giotto a differenza del Mantegna non ci ha lasciato
alcun arcano che si possa ritener tale, ossia appartenente al novero
delle ventidue lamine sacre. Queste ultime sono i cosiddetti Arcani Maggiori, i
Trionfi, le Carte emblematiche o Grandi Atouts.
“Rappresentazioni figurate” che più di tutte danno un'identità specifica al mazzo dei Tarocchi (composto complessivamente da altri 56 arcani minori).
“Rappresentazioni figurate” che più di tutte danno un'identità specifica al mazzo dei Tarocchi (composto complessivamente da altri 56 arcani minori).
Giotto
non ha mai disegnato i Tarocchi, ma egli, nel 1300 comincia una
rivoluzione pittorica e filosofica che porta l'immagine, la sua
immagine del mondo, a rappresentare le figure sante (dei santi e del
Cristo) con grande “senso umano”.
Come
ci insegna Vittorio Sgarbi, gli episodi narrati dalla pittura di Giotto sono “episodi di vita reale”, nei quali noi vi
riconosciamo “verità d'azione, di sentimenti e di pensieri”.
L'umano
è dunque messo al centro a significare l'appartenze del divino alle
cose di quaggiù; a dire che in quel vissuto Dio si fa presenza: la
sua totalità espressiva trova le forme dell'umano per poter agire.
Da questa azione noi di fatto impariamo a celebrare la nostra stessa
vita.
Nel
dipinto dedicato a San Francesco "che dona il mantello ad un povero", il pittore (Giotto o Pietro
Cavallini? non lo sappiamo con certezza) mostra il santo al centro:
centro di un'umanità ristabilità dal gesto di donare il mantello ad
un povero cavaliere ormai ridotto al lumicino.
La
convergenza delle linea delle montagne fa associare la potenza di
queste alla non meno potente espressione di un gesto che in definitiva è
quello dell'amore universale.
Il
messaggio più o meno è il seguente: «Io Francesco che sono potente
– e dunque umile – dono a te, che sei in difficoltà, il segno
del mio potere". Questo è un atto rivoluzionario che solo la più
alta concezione di una cultura poteva esprimere attraverso un'unica e
semplice immagine.
Questo
dipinto, databile tra il 1296 e 1299, rientra a buon diritto tra gli
arcani maggiori dei tarocchi. Esso ispira la Bellezza e la
Spontaneità del gesto che le Carte, nella modalità specifica di una sintesi
iconica estrema, ci aiutano ad esprimere... con il risultato che la
nostra azione umana, presto o tardi diventerà divina.
Michel
pelucchi, filosofo e tarologo.
22
mar 2017