Recentemente ho pensato molto su quale fosse il possibile metodo, una coerente proposta di studio dei tarocchi.
Coerente in rapporto a loro, agli Arcani. Poiché a fronte della copiosa pubblicistica al riguardo (testi “didattici”, sempre nuovi e – detto per inciso – sempre più noiosi), sento fortemente l'inadeguatezza del “manuale” quale medium comunicativo. Soprattutto se riferito al Tarocco, e in genere a tutto il Sapere Antico.
Ma non mi voglio dilungare sui temi della trasmissione del sapere, un sapere, come quello filosofico, di cui i Tarocchi sono intrisi fin dentro il loro più intimo segreto.
Non ci credete? Non credete che per studiare e operare coi Tarocchi ci voglia molta conoscenza e pratica della filosofia? Ve ne do una prova!
Coerente in rapporto a loro, agli Arcani. Poiché a fronte della copiosa pubblicistica al riguardo (testi “didattici”, sempre nuovi e – detto per inciso – sempre più noiosi), sento fortemente l'inadeguatezza del “manuale” quale medium comunicativo. Soprattutto se riferito al Tarocco, e in genere a tutto il Sapere Antico.
Ma non mi voglio dilungare sui temi della trasmissione del sapere, un sapere, come quello filosofico, di cui i Tarocchi sono intrisi fin dentro il loro più intimo segreto.
Non ci credete? Non credete che per studiare e operare coi Tarocchi ci voglia molta conoscenza e pratica della filosofia? Ve ne do una prova!
Nel mirabile libro di A. Jodorowsky, Psicomagia, l'intervistatore chiede al Maestro – e Jodorowsky è soprattutto un Maestro di Tarocchi:
«Potresti spiegarci che cosa sono in concreto i Tarocchi?»
Risposta:
«I Tarocchi sono una macchina metafisica».[1]
Fermiamoci a questo punto (poiché Jodorowsky poi continua …). Alla domanda: “dimmi qualcosa di concreto sui Tarocchi”, il Maestro risponde in primissima battuta: “Sono una macchina metafisica”.
Ma come? Allora la metafisica è concreta? E chi nella storia si è occupato molto di metafisica?
A favore del nostro ragionamento, rileviamo che Aristotele era un filosofo … e dunque un Tarologo?
Mattiamola così. In termini quantomeno ipotetici. Se i Tarocchi “in concreto” sono una “macchina metafisica”, allora nei testi del filosofo stagirita non potremmo forse scovarvi elementi di tarologia? In effetti, tutto lo lascia presagire.
Ma chi si metterebbe mai a studiare Aristotele, o Platone – che forse “metafisico” lo era anche di più, oppure Kant, Hegel, ecc. – con l'idea di trovarci i Tarocchi?
Chi lo farebbe? quando esistono già testi bellissimi, colorati, che parlano direttamente delle 78 lamine.
Però (c'è un però) semplificano molto quei manuali, schematizzano e in buona sostanza riducono una “macchina metafisica molto complessa” a qualcosa di più abbordabile, ma certamente meno entusiasmante e significativo. Senza dire delle cattive abitudini di chi poi si sente legittimato a leggere i Tarocchi, e cioè ne fa una pratica, avendo come solo supporto il “piccolo sapere” da bignami scolastico.
Chi, con grande gioia e passione, sarebbe capace di seguire per davvero l'indicazione del Maestro? Il quale, in risposta alla sopra citata domanda, dice anche essere «un delitto ignorare che i tarocchi sono un'opera d'arte sacra». [2]
Ma allora …? Anche tutta l'arte sacra dovremmo studiare? E perché no! E quella “profana”? E perché no!
A questo punto il dado è tratto. Non si possono più considerare i Tarocchi in modo superficiale: essi richiedono un impegno effettivo di studio e ricerche, di pratiche e conoscenze.
IL MIO BLOG
Ora, il mio blog – ed io stesso – soffrendo della “cattiva” condizione in cui vessa la Tarologia, espliciterò brevemente due punti fondamentali.
1) La differenza tra un cartomante ed un tarologo. Con molta umiltà e dedizione il tarologo non solo “legge le carte” ma si impegna a conoscere il “libro sacro della Vita”, “la Via dei Re”, studiando e divulgandone una corretta visione.
La vocazione del tarologo è dunque “partecipativa”, egli vuole che la sua arte sia condivisa, resa trasparente alla ragione – pur mantenendo del sacro il suo mistero irriducibile a qualsiasi teoria.
Il cartomante non ha questa pretesa. I peggiori cartomanti sono addirittura persone schive, il cui lavoro sembra ammantato di chissà quale “aurea mistica”. I tarocchi sono invece un'arte solare, tanto che si sarebbero diffusi come i romanzi di Tabucchi, o le opere di Mozart, se qualche sciagurato non li avesse inquinati con esoterismi spiccioli e goffi.
2) Come tratteremo ora lo studio dei Tarocchi. Nell'unico modo possibile. Ossia nel rispetto della loro natura di “opera d'arte sacra” e “complessa macchina metafisica”.
Come fare per essere all'altezza di un compito così arduo? Non c'è modo, a mio modesto avviso, di farlo bene, se semplicemente crediamo di poter “condensare il loro messaggio”, di sintetizzarlo.
Io c'ho provato e pure gli scrittori di libri di tarocchi. Da operazioni di questo tipo ne risulta o un testo davvero denso, ma troppo ermetico e dunque impraticabile; oppure una sintesi biecamente didascalica e senz'ombra di dubbi superficiale.
«Potresti spiegarci che cosa sono in concreto i Tarocchi?»
Risposta:
«I Tarocchi sono una macchina metafisica».[1]
Fermiamoci a questo punto (poiché Jodorowsky poi continua …). Alla domanda: “dimmi qualcosa di concreto sui Tarocchi”, il Maestro risponde in primissima battuta: “Sono una macchina metafisica”.
Ma come? Allora la metafisica è concreta? E chi nella storia si è occupato molto di metafisica?
Aristotele ad esempio ha scritto testi che vennero
catalogati, dai compilatori dell'epoca, quali opere “meta-fisiche”,
ossia: di dominio superiore alla geometria, alla stereometria ecc.
ecc. Anche se Aristotele nella sua “fisica” parlò molto del
“mutamento”, del “movimento”, e del “divenire”.
Mattiamola così. In termini quantomeno ipotetici. Se i Tarocchi “in concreto” sono una “macchina metafisica”, allora nei testi del filosofo stagirita non potremmo forse scovarvi elementi di tarologia? In effetti, tutto lo lascia presagire.
Questo è il punto. Qui occorre studiare tanto e con
bruciante passione, poiché come sostenne Eraclito: “Il sapere
molte cose non insegna ad avere intelligenza”, mentre invece il non
sapere lascia – per usare un eufemismo – “tiepidi”.
Ma chi si metterebbe mai a studiare Aristotele, o Platone – che forse “metafisico” lo era anche di più, oppure Kant, Hegel, ecc. – con l'idea di trovarci i Tarocchi?
Chi lo farebbe? quando esistono già testi bellissimi, colorati, che parlano direttamente delle 78 lamine.
Però (c'è un però) semplificano molto quei manuali, schematizzano e in buona sostanza riducono una “macchina metafisica molto complessa” a qualcosa di più abbordabile, ma certamente meno entusiasmante e significativo. Senza dire delle cattive abitudini di chi poi si sente legittimato a leggere i Tarocchi, e cioè ne fa una pratica, avendo come solo supporto il “piccolo sapere” da bignami scolastico.
Chi, con grande gioia e passione, sarebbe capace di seguire per davvero l'indicazione del Maestro? Il quale, in risposta alla sopra citata domanda, dice anche essere «un delitto ignorare che i tarocchi sono un'opera d'arte sacra». [2]
Ma allora …? Anche tutta l'arte sacra dovremmo studiare? E perché no! E quella “profana”? E perché no!
A questo punto il dado è tratto. Non si possono più considerare i Tarocchi in modo superficiale: essi richiedono un impegno effettivo di studio e ricerche, di pratiche e conoscenze.
IL MIO BLOG
Ora, il mio blog – ed io stesso – soffrendo della “cattiva” condizione in cui vessa la Tarologia, espliciterò brevemente due punti fondamentali.
1) La differenza tra un cartomante ed un tarologo. Con molta umiltà e dedizione il tarologo non solo “legge le carte” ma si impegna a conoscere il “libro sacro della Vita”, “la Via dei Re”, studiando e divulgandone una corretta visione.
La vocazione del tarologo è dunque “partecipativa”, egli vuole che la sua arte sia condivisa, resa trasparente alla ragione – pur mantenendo del sacro il suo mistero irriducibile a qualsiasi teoria.
Il cartomante non ha questa pretesa. I peggiori cartomanti sono addirittura persone schive, il cui lavoro sembra ammantato di chissà quale “aurea mistica”. I tarocchi sono invece un'arte solare, tanto che si sarebbero diffusi come i romanzi di Tabucchi, o le opere di Mozart, se qualche sciagurato non li avesse inquinati con esoterismi spiccioli e goffi.
2) Come tratteremo ora lo studio dei Tarocchi. Nell'unico modo possibile. Ossia nel rispetto della loro natura di “opera d'arte sacra” e “complessa macchina metafisica”.
Come fare per essere all'altezza di un compito così arduo? Non c'è modo, a mio modesto avviso, di farlo bene, se semplicemente crediamo di poter “condensare il loro messaggio”, di sintetizzarlo.
Io c'ho provato e pure gli scrittori di libri di tarocchi. Da operazioni di questo tipo ne risulta o un testo davvero denso, ma troppo ermetico e dunque impraticabile; oppure una sintesi biecamente didascalica e senz'ombra di dubbi superficiale.
LA TERZA VIA PER LO STUDIO DEI TAROCCHI
La terza via sarà la seguente. Proporre di volta in volta un testo tratto da libri di poesia, letteratura, storia, fisica, astrologia, chimica, antropologia, psicologia e... ovviamente filosofia, ed affiancare a questo testo un Arcano, maggiore o minore che sia, e lasciare al lettore (a te!) il piacere di cogliere i nessi tra i due elementi.
Questo approccio, che è il mio, quello che eleva il mio spirito, ha una motivazione davvero pratica che scopriranno coloro che decideranno di farsi amanti del Sapere grazie anche alle carte dei Tarocchi.
Burning Desire e Vera Conoscenza.
Questo approccio, che è il mio, quello che eleva il mio spirito, ha una motivazione davvero pratica che scopriranno coloro che decideranno di farsi amanti del Sapere grazie anche alle carte dei Tarocchi.
Burning Desire e Vera Conoscenza.
Questo il nostro fine.
Michel :)
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In coro con me cantate:
Sapere, nulla sappiamo.
Arcano, il mare da cui veniamo.
Ignoto il mare in cui finiremo.
Posto tra i due misteri
È il grave enigma: tre
Casse che chiuse una perduta chiave.
La luce nulla illumina,
Il sapiente nulla insegna.
La parola dice qualcosa?
L'acqua, alla pietra, dice qualcosa?
(A. Machado da Proverbios y Cantare, trad. G. Ceronetti)
Sapere, nulla sappiamo.
Arcano, il mare da cui veniamo.
Ignoto il mare in cui finiremo.
Posto tra i due misteri
È il grave enigma: tre
Casse che chiuse una perduta chiave.
La luce nulla illumina,
Il sapiente nulla insegna.
La parola dice qualcosa?
L'acqua, alla pietra, dice qualcosa?
(A. Machado da Proverbios y Cantare, trad. G. Ceronetti)
Note
[1] A. Jodorowsky, Psicomagia, Feltrinelli, p. 206.
[2] Ivi, p. 207.
Copiright (diritto d'autore) michel pelucchi 27082016
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