Nel
rapporto con le carte ci dovrebbe essere una cura preliminare, ossia: la necessità
di offrire dei discorsi introduttivi che chiariscano l'uso di questo
specifico testo che sono i Tarocchi.
Altrimenti
è come se al consultante
offrissimo un messaggio da interpretare (un messaggio che riguarda
molto spesso la sua condizione psicologica) senza che egli lo sappia
leggere in totale e piena autonomia.
Una
deontologia del tarologo,
ancora non scritta, dovrebbe porre come massima la seguente
considerazione: il
tarologo ha il
compito di
offrire strumenti ermeneutici, di studio e di analisi, affinché
l'interprete sia il consultante, il quale si troverà
molto presto nella condizione di apprendere una lingua del tutto
nuova e in grado di tradurre le diverse dinamiche inconsce che fanno
agire la persona come una sorta di burattino.
Gli
“irrisolti” a tutti i livelli dell'essere della persona
(biografia natale, livello peri-natale e traspersonale), costituisco
dei veri e propri enigmi per l'anima. Essi creano molto spesso
sofferenze psichiche: ansie, depressione, senso di impotenza,
irretimenti familiari, senso di inadeguatezza, ecc.
Da
un punto di vista tecnico, la pluri-dimensione di significato di un
testo dovrà costituire per
il tarologo “un'educazione alla complessità”
da rivolgere in prima istanza agli Arcani che compongono il mazzo
(fase di studio e ricerca), ed infine all'anima del consultante,
ossia il vissuto interiore della persona.
In
altri termini i Tarocchi restituiscono una chiara visione di come
ciascuno di noi singolarmente e in maniera differente “vive”,
“sente”, e poi magari reagisce ad un determinato evento.
Le
carte dei Tarocchi
sono dunque un testo molto articolato, ricco di tradizione e saperi,
un testo sul quale emerge tutta la storia dell'anima del consultante.
Il
sottile dono del tarologo consiste nel prendersi
cura di quella che M.
Buber chiama: «La
polifonia originaria dell'interiorità umana».
In
termini psicoanalitici:
Il
materiale offerto dal paziente (in ambito tarologico il “paziente”
viene definito “consultante”, n.d.r.) durante una seduta è
molto
vario, e corrisponde sia a diverse stratificazioni psichiche che a
diversi stadi storici dello sviluppo. (Reich)
Ma
ciò
che più
conta è
certamente il
«Prendersi
cura di una “cosa” o di una “persona” nella sua essenza:
amarla, desiderarla (mögen)» (Heidegger)
michel pelucchi
12 11 2016